PROGETTI - Dott. Andrea Pisano

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PROGETTI
Per chi si muove, gli orizzonti si spostano
Citando Michela Murgia (2024), racconto qui di movimenti e orizzonti. Relativamente allo studio e alla ricerca – sulla base di un orizzonte di senso e di una postura critica fenomenologico-gestaltica – mi interesso soprattutto:

  • di storia della psicologia, storia della psichiatria e storia della medicina: non possiamo comprendere la direzione della contemporanea professione psicologica (con riferimento specifico alla dimensione clinica) e la sua funzione all’interno dell’attuale contesto storico, politico, sociale, culturale senza conoscerne le radici e quali de-cisioni nel tempo ne hanno caratterizzato la crescita fino alla situazione attuale. Per conoscere la psicologia serve anche, necessariamente, conoscere la professione medico-psichiatrica.

  • della controversa relazione tra queste scienze cliniche del mentale e del complesso rapporto tra i rispettivi professionisti: storicamente, psicologia (clinica) e psichiatria si sono raramente incontrate lasciando predominare precomprensioni, incomprensioni, scontri, assenze fino ad arrivare all’attuale anestesia rispetto all’impatto di tutto questo nella co-costruzione di percorsi terapeutici realmente incentrati sulla persona nella sua interezza. Potete recuperare per un’introduzione il mio intervento al seminario Sentieri sulla salute mentale: “Ossessione identitaria e convivenza interprofessionale”.

  • della radicata crisi in cui si trovano tanto la psicologia quanto la psichiatria contemporanee: una crisi della presenza, del predominare di un’anestesia alle con-nessioni; una crisi della sanità pubblica  come della sanità privata e dello stato di salute della salute mentale italiana. In queste riflessioni sono essenziali autori quali Alessandro Salvini, Benedetto Saraceno, Gilberto Di Petta, Piero Cipriano, Paolo Francesco Peloso. A proposito ho scritto: “Sul senso della clinica in medicina”, “Sul senso della clinica in psicologia” e “Sulla clinica, sul letto e sull’inclinarsi”.

  • di formazione universitaria: il professionista era studente. L’ossessione identitaria e la controversa relazione tra psicologia (clinica) e psichiatria si presentano prepotentemente sin dalla formazione universitaria, perpetuando incomprensioni, scontri, assenze: una formazione morta, incapace di potenza poietica. A proposito ho scritto: “Concezione identitaria, forma mentis e formazione universitaria nelle scienze cliniche del mentale. Quale spazio si lascia al saper-essere?” e “Dalla formazione al saper-essere nelle scienze cliniche del mentale”.

  • dei costrutti di identità, individuo, individualismo: non siamo mai identici, siamo simili e contemporaneamente differenti, un intrico di somiglianze e differenze; non siamo nemmeno individui: siamo con-dividui, con-figurazioni in costante trasformazione, un raccordo di forme radicate in un terreno di connessioni, luoghi di com-partecipazione; non possiamo vivere in una contesto societario individualistico: ci serve riscoprire la potenza del con- e di una comunità con-dividuale. Essenziale riferimento sono i testi dell’antropologo Francesco Remotti. Potete a proposito recuperare l’articolo “Per una postura dell’incanto, un terapeuta-cittadino e una società con-dividuale”, scritto per il nr. 0 della rivista Adombramenti.

  • di psicologia e psichiatria critica (prospettiva filo-basagliana): una postura critica deve portare necessariamente a una contaminazione poietica finalizzata a realizzare concretamente qualcosa di bello. Lo studio antropologico delle forme di convivenza, di comunità impossibili, di prendersi cura esistite e esistenti permette di creare nella propria professione e nella propria vita contesti comunitari di compartecipazione vissuta per restituire respiro, libertà, vita. “Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse. È importante che noi, adesso, abbiamo provato che si può fare diversamente: ora sappiamo che c’è un altro modo di affrontare la questione, anche senza la costrizione” (Franco Basaglia, 1979). Anche qui rimando all’articolo “Per una postura dell’incanto, un terapeuta-cittadino e una società con-dividuale”, scritto per il nr. 0 della rivista Adombramenti. Ne parlo anche durante un intervento per Robe da Matt*.
PSICOLOGIA FENOMENOLOGICA
Sono parte di Psicofen – Associazione per la Psicologia Fenomenologica e per la Salute Mentale: uno spazio di formazione, aperto e permanente in cui didatti e discenti si fondono e si confondono per diffondere e lasciar circolare liberamente idee e buone pratiche nell'area della salute mentale.
POPMED
Parte di POPMed, progetto di divulgazione scientifica. Impara a navigare nell'oceano della letteratura scientifica! Newsletter mensili di aggiornamento sulla macro-area della salute mentale! Per Tornare alla Fonte, rivista digitale sulle insidie della letteratura scientifica! Video-interviste, articoli e risorse gratuite!
AN-ARCHÈ BASAGLIA RI-BELLARSI
Un inserto scritto di getto, masticato, nauseato, vomitato, riscritto, gustato. Un tentativo di raccordo, imperfetto e parziale, tra anarchia e pensiero/prassi basagliana; un invito a riappropriarsi del termine anarchia nel contesto della salute mentale e a ri-bellarsi, praticare nel quotidiano atti di ribellione. Qui trova tanto spazio la Psicoterapia della Gestalt e, soprattutto, Paul Goodman.
CONVIVENZA INTERPROFESSIONALE
Aiutami nella mia ricerca sulla relazione tra le scienze cliniche psicologica e psichiatrica per il corso "Convivenza interprofessionale: saperi e pratiche per la co-creazione di un terreno convivente di contaminazione poietica".
ARTICOLI
Selezione di una serie di articoli e/o interventi scritti nel corso del tempo: dalla relazione interprofessionale alla critica alla formazione universitaria, sino alla riscoperta del con-dividuo e di una postura dell'incanto.
ARTICOLI
CONVIVENZA
Durante questi anni mi sono dedicato con cura allo studio della relazione tra le professioni psicologica e psichiatrica. Ci sono state persone a me care che sono state infilate, gettate in percorsi di cura non-curanti della persona stessa, frammentati: in alcuni casi un’insensata, anestetizzante terapia psicofarmacologica in assenza di alcun supporto psicologico/psicoterapeutico – essenzialmente uno psichiatra incapace di comunicare con il proprio paziente oltre la prescrizione di farmaci; in altri l’esatto opposto, ossia insistere in un percorso psicologico senza rendersi conto della necessità di un supporto medico/psichiatrico. E questo per diversi anni, non per un breve e anche comprensibile periodo di inquadramento del disturbo. Le situazioni si sono risolte cambiando professionista, fino a trovarne qualcuno disposto a complessificare il percorso di cura, a riconoscere la limitatezza delle proprie conoscenze/competenze, e a inclinarsi – come dovrebbe ricordare proprio il termine clinica – all’incontro interprofessionale.

Mi interessa parlare della relazione tra psichiatria e psicologia come di un qualcosa che ancora incide, in maniera significativa, sulla crisi in cui si ritrovano queste scienze cliniche; quella crisi che le vede assenti alla cura stessa, assenti alla persona, a stare nell’incontro con l’altro, a essere presenti. Proprio questa crisi credo sia derivata – o almeno acutizzata – dalla non accettazione da parte di queste professioni del proprio poter-essere altro da quello che si sono dovute imporre di essere per esistere (ec-sistere, inteso qui come un emergere, un sopravvivere) e per coesistere all’interno del contesto storico-culturale e scientifico presente a partire dalla fine del 1800.

Un contesto – di cui alcuni aspetti ritroviamo tutt’ora – in cui per conoscere si doveva necessariamente spaccare subatomicamente ciascun sapere – senza premurarsi di ricomporlo – e creare iper-specialismi tanto specializzati, identitariamente definiti quanto incomunicanti, soli nel proprio confinato sapere. Le polifeniche scienze cliniche del mentale sono risultato di questo pensiero frammentante: sono nate da una spaccatura originaria dell’uomo e – spaccate tanto quanto l’uomo – si sono dovute adattare per sopravvivere. Da qui la ricerca – divenuta ossessiva nel tempo – di un proprio definito spazio identitario capace di legittimarne l’esistenza e contemporaneamente permetterne la coesistenza: questo le ha chiuse all’incontro, alla convivenza, portando a risposte di isolazionismo e protezionismo professionale (CNOP, 2008), e ha contemporaneamente accentuato quella stessa originaria lacerazione dell’essere umano e della sua sofferenza non permettendo di tendersi oltre – se non in questi ultimi anni – per compiere un’operazione di ritessitura dell’uomo e della cura. Parlare della relazione tra queste scienze cliniche significa quindi contemporaneamente parlare di chi siano o – provocatoriamente – chi credano di essere.
Racconto tutto questo in quanto sto lavorando a un corso di formazione specificatamente dedicato a come storicamente sia maturata la relazione tra psicologia (clinica) e psichiatria e tra psicologi (clinici) e psichiatri. Se siete interessati – da professionisti o da cittadini – a aiutarmi in questa ricerca, potete dedicare qualche minuto alla compilazione di un breve questionario. Trovate tutto qui sotto.

 Psicologo/a
 Psichiatra
 Psicoterapeuta
 Studente/ssa di psicologia
 Studente/ssa di psichiatria
 Cittadino (paziente, ex-paziente, familiare, amico/a)
 Altro

Tanto
Qualcosa
Non saprei
Non tanto
Nulla

Tanto
Qualcosa
Non saprei
Non tanto
Nulla

Tanto
Qualcosa
Non saprei
Non tanto
Nulla

 Percorso universitario
 Formazione/Interesse personale
 Esperienze dirette di relazione/incontro

Decisamente si
Forse si
Non saprei
Non credo
Decisamente no

Se preferisci incontrarci online per parlarne di persona puoi contattarmi all’indirizzo dott.andrea.pisano@gmail.com

Estremamente positive
Positive
Non del tutto positive
Non saprei
Non del tutto negative
Negative
Estremamente negative




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ANDREA PISANO
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