ANDREA PISANO
Essere terapeuti vuol dire essere radicalmente umani
Dottore magistrale in Psicologia Clinica. Iscritto all’Albo Professionale degli Psicologi (nr. 10781), sono attualmente specializzando in psicoterapia all’IPsiG – Istituto Internazionale di Psicopatologia e Psicoterapia della Gestalt – con l’intenzione di adottare una prospettiva di studio e di intervento a carattere fenomenologico-gestaltica.
Lavoro a Torino e ricevo online.
Il mio percorso come terapeuta si interseca inestricabilmente con la mia persona e con diverse esperienze vissute – dirette e indirette – di sofferenza da cui sono stato deformato e attraverso cui sono stato formato. Credo nella gentilezza e nella nostra umana possibilità di trovare forme differenti al nostro divenire insieme, per convivere e non aridamente coesistere. Credo sia essenziale creare comunità, spazi di partecipazione e di cittadinanza attiva per intessere connessioni, conoscersi e ri-conoscersi come simili – lontano dalle limitazioni identitarie. Non siamo individui, siamo con-dividui. Credo nell’importanza di considerare la persona – come la sofferenza – nella sua interezza: cerco quindi di comprendere le dimensioni più strettamente psicologiche come indissolubilmente interconnesse a quelle biologico-neuronali, sociali, culturali, politiche, economiche, ecologiche. Questo significa anche riconoscere il valore e la necessità del supporto di altri professionisti, per co-creare percorsi di cura e di prendersi cura compartecipati, realmente incentrati sulle necessità della persona e su una sua radicale partecipazione. Mi sono laureato – con la profonda cura di Elena Guerri e Gianni Francesetti – con una tesi magistrale dal titolo “La κρίσις delle professioni psicologica e psichiatrica. La relazione come cornice interpretativa della crisi (co)esistenziale e identitaria delle scienze cliniche del mentale”, a dimostrazione di quanto l’ossessione identitaria e la (non)cooperazione interprofessionale siano aspetti su cui credo sia attualmente essenziale riflettere. Credo nell’arte come processo attraverso cui poter ritrovare una propria forma e creare bellezza. Credo in una postura dell’incanto. Cerco di portare tutto questo nell’incontro terapeutico ma soprattutto nella vita oltre.
Essere terapeuti vuol dire essere radicalmente umani.
A.
“The owl,” he was saying, “is one of the most curious creatures. A bird that stays awake when the rest of the world sleeps. They can see in the dark. I find that so interesting, to be mired in reality when the rest of the world is dreaming. What does he see and what does he know that the rest of the world is missing?”
M.J. Rose
(2014)
